La medicina per fortuna si aggiorna e vengono così meno alcuni dogmi del passato, come quelli ad esempio che costringevano le persone affette da diabete a fare dure scelte alimentari, con rinunce a molti tipi di alimenti incriminati di far innalzare la glicemia in modo troppo repentino.

    Spesso, infatti, si costringeva il diabetico a rinunciare del tutto a dolci, zucchero, frutta (eccetto la mela, possibilmente del tipo renetta!), portandolo ad una vita priva di soddisfazioni culinarie e piena di sacrifici a volte purtroppo anche controproducenti.

    Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza su questa condizione, ahimè sempre più diffusa tra la popolazione mondiale. Per diabete s’intende un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia), dovuta o all’incapacità del corpo di produrre insulina (diabete di tipo I, insulino dipendente), oppure dal fatto che si instauri una condizione di insulino resistenza (diabete di tipo II, insulino indipendente), in cui l’insulina viene si prodotta ma in modo insufficiente e gli organi bersaglio non reagiscono alla sua azione. La seconda tipologia è molto più diffusa della prima ed è data o da fattori ereditari o da condizioni scatenanti quali: obesità e sovrappeso, inattività fisica, errate scelte nutrizionali.

    Mentre il diabetico di tipo I deve per forza ricorrere all’uso dell’insulina, il paziente affetto da diabete II può in genere correggere questa malattia adottando scelte alimentari adeguate, solo di rado esso si vede costretto a ricorrere alle somministrazioni di insulina.

    Come si vede, l’eccesso ponderale è una delle principali cause che portano all’instaurarsi di una condizione di glicemia alterata, che a lungo andare può sfociare nel diabete di tipo II vero e proprio. E’ importante quindi prevenire questa condizione adottando misure nutrizionali di buon senso: non consumare bevande zuccherate, non eccedere con il consumo di bevande alcoliche, dare largo spazio a cibi ricchi di fibre alimentari (legumi e cibi integrali), consumare giuste quantità di pasta e pane.

    In passato si tendeva a ridurre drasticamente l’apporto di pasta e pane, oggi invece si consiglia di non modificare eccessivamente la quota giornaliera di carboidrati. Se un soggetto sano può normalmente consumare carboidrati per un 55-60% dell’energia totale giornaliera, un diabetico dovrebbe attestarsi intorno ad una quota pari al 50%.

    Di questa percentuale, solo il 15% circa deve essere rappresentato dagli zuccheri semplici (frutta, dolcificanti, alcolici, bibite, dolci), mentre l’85% deve essere costituito da carboidrati complessi (pasta, farro, pane, legumi) possibilmente ricchi di fibra alimentare solubile. Questa, infatti, concorre a diminuire l’assorbimento degli zuccheri, largo spazio quindi ai cibi integrali.

    Altro trucco importante è quello di frazionare l’alimentazione, fare almeno cinque pasti al giorno riesce ad evitare che ci siano importanti picchi glicemici. Tra un pasto e l’altro, quindi, cercare di non far passare più di tre-quattro ore.

    Infine vorrei porre l’attenzione sui prodotti per diabetici che si trovano facilmente in commercio. E’ necessario prestare molta attenzione al consumo di questi cibi, poiché al fronte di una ridotta percentuale di zuccheri essi tendono ad avere alte quote di grassi, contribuendo così ad un introito troppo elevato di kilocalorie e a far divenire la dieta non più equilibrata.