Alessandro Gubbini: “Nessun cibo andrebbe demonizzato”

    Il dottor Alessandro Gubbini è un biologo nutrizionista. Conseguita la laurea magistrale in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Perugia, ha poi acquisito poi il titolo di Dottore di Ricerca in Neuroscienze, dopo aver completato il Dottorato di Ricerca presso l’Istituto di Fisiologia Umana della facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona. Viste le sue competenze, e il suo dichiarato rispetto per la Dieta Mediterranea, abbiamo pensato di fargli qualche domanda.

    Dottor Gubbini, in passato Lei si è anche esposto prendendo posizione in difesa della Dieta Mediterranea. Perché?

    Ritengo che la Dieta Mediterranea, quella che poi siamo abituati a seguire nel nostro Paese, sia perfettamente bilanciata. Infatti i principali macronutrienti, ovvero carboidrati, lipidi e proteine sono rappresentati in maniera da rispettare correttamente le esigenze del nostro organismo. Abbiamo così una percentuale adeguata di carboidrati, principalmente complessi e ricchi di fibre grazie alle abbondanti porzioni di frutta, verdura e legumi; una giusta presenza di grassi, con i grassi insaturi che superano percentualmente quelli saturi; un apporto di proteine non esagerato (come invece avviene per altri stili alimentari occidentali: vedi gli Stati Uniti).

    Nel suo lavoro le capita di vedere persone che improvvisano una dieta fai da te, magari in seguito ad allarmismi infondati diffusi dai media? Se sì, cosa gli consiglia?

    Capita eccome! L’informazione ai nostri tempi viaggia velocissima ed attraverso diversi canali, accessibili ormai da chiunque. Se a questo aggiungiamo che purtroppo qualche volta i media tendono al sensazionalismo, si capisce bene che alcune persone si facciano a volte eccessivamente condizionare da alcune notizie. Le diete fai da te possono essere pericolose, l’esclusione tout court di alcuni cibi, senza una reale necessità, ci potrebbe infatti esporre a mancanze nutrizionali importanti. Il mio consiglio è sempre quello di ragionare sulle informazioni che recepiamo, di farlo tenendo sempre conto delle basi scientifiche e di affidarsi agli specialisti del settore.

    Quali sono le fasce di età in cui è più importante avere una dieta completa ed equilibrata, che includa quindi anche la carne?

    In linea di massima ogni età della nostra vita è importante e quindi dovremmo sempre seguire una alimentazione equilibrata. Ci sono comunque particolari fasi in cui un corretto apporto di proteine risulta molto importante. Mi riferisco in particolar modo a due momenti: la fase dello sviluppo e quello della senilità. I bambini e gli adolescenti stanno formando il loro organismo, ed hanno bisogno di una percentuale di proteine leggermente maggiore rispetto agli adulti. Nel caso delle persone anziane, invece, esiste il rischio di incorrere nella malnutrizione. Con l’avanzare dell’età infatti, possono subentrare alcuni fattori che impediscono un corretto approvvigionamento di nutrienti: presenza di alcune patologie, la diminuzione della capacità masticatoria, la solitudine che fa venir meno la convivialità del pasto e che porta quindi ad effettuare pasti frugali. Tutto ciò aumenta il rischio di non assumere le giuste percentuali di proteine, con l’effetto di avere una riduzione della massa magra (massa muscolare) con il rischio di incorrere in un decadimento fisico e l’instaurazione di una condizione di “fragilità” del soggetto malnutrito.

    Spesso la carne è accusata di essere fra le cause principali dell’”epidemia” di obesità infantile a cui stiamo assistendo. Ma è davvero così?

    Il problema dell’obesità infantile è un problema reale, purtroppo il numero di bambini affetti da sovrappeso o peggio ancora da obesità è, negli ultimi anni, drammaticamente aumentato. Le cause che sono all’origine di questa problematica sono molteplici e, a mio avviso, il consumo di carne non è tra questi. Senza dubbio la mancanza di un livello di attività fisica adeguata ha un’incidenza molto maggiore. A questa si affiancano frequentemente anche errori nel tipo di regime alimentare seguito, ma più che nelle quantità di cibi ingeriti il vero problema rimane il “come” si mangia. Dalle anamnesi dei giovani pazienti che afferiscono al mio studio, infatti, emergono frequentemente errori nella composizione dei pasti, nella frequenza con cui alcuni alimenti vengono consumati (mi riferisco in particolar modo a salumi e formaggi), all’uso eccessivo di bevande zuccherate (succhi di frutta, bevande gassate, the freddi) e dolci. La carne, soprattutto se cucinata nel modo corretto e non arricchita da altri componenti (mi riferisco a preparazioni che oltre alla carne presentino anche formaggi) non causa problemi di sovrappeso.

    Può farci un esempio di menu ideale?

    Premesso che un menù ideale non esiste, in quanto ogni persona in base al suo stile di vita, alla presenza o meno di patologie, all’età ed al sesso dovrebbe seguire un piano alimentare personalizzato, posso comunque indicare delle regole di massima. Un “menu ideale” aderente alle regole della sana Dieta Mediterranea dovrebbe prevedere che il 50-55 % di energia giornaliera derivi dai carboidrati (questa percentuale normalmente è maggiore negli sportivi d’elite), il 25-30% dai lipidi ed il 15-20% dalle proteine. Per rientrare in queste percentuali è sufficiente effettuare una prima colazione abbondante, costituita da una bevanda (latte di mucca o vegetale, the, orzo) e cibi glucidici come possono essere il pane, le fette biscottate, i biscotti, i cereali e per chi lo gradisse una modesta quantità di zuccheri (miele, marmellata). A seguire uno spuntino di metà mattina in cui possiamo inserire della frutta fresca, uno yogurt, dei cracker, un piccolo panino con dell’affettato oppure della frutta secca (noci, mandorle, nocciole, pinoli). Il pranzo dovrebbe essere strutturato da un primo piatto (pasta, farro, riso, legumi, patate) condito in modo leggero, un contorno e della frutta. Il pomeriggio una merenda simile allo spuntino di metà mattina. La cena dovrebbe prevedere un piatto proteico, quindi carne, pesce, uova, affettato, formaggio (con l’accortezza di non mischiare tra loro questi cibi), a seguire sempre un contorno di verdure e frutta.

    Cosa ne pensa della recente monografia di Iarc e Oms, in cui i salumi sono stati messi addirittura nello stesso gruppo delle sostanze cancerogene?

    La precisazione che lei fa nel pormi la domanda è importante. L’Oms ha infatti puntato il dito sulle carni lavorate ed insaccati e non genericamente sulle carni rosse. Per noi “addetti ai lavori” questa notizia è in realtà una “non notizia”. Le correlazioni tra un consumo di questi alimenti ed il rischio di ammalarsi di tumore (in particolare tumore del colon retto e dello stomaco) sono note da anni. Ma cosa ci dicono in realtà questi studi? Che i rischi non sono legati alla carne in se stessa, ma a come questa viene lavorata. In particolar modo sembra che il rischio sia rappresentato dai nitriti e nitrati per quanto riguarda le sostanze contenute e dalla affumicatura e grigliatura per quanto concerne il metodo di cottura. Il mio consiglio in questi casi è usare il buon senso. Nessun cibo, secondo il mio modo di vedere, andrebbe demonizzato in assoluto. Ci sono cibi che andrebbero consumati più frequentemente ed alimenti che andrebbero mangiati con moderazione. I salumi possono essere inseriti in quest’ultima categoria, quindi da nutrizionista mi sento di consigliarne un uso sporadico, ma non certo di eliminarli del tutto dalla dieta.

    http://carnisostenibili.it/2015/11/09/alessandro-gubbini-nessun-cibo-andrebbe-demonizzato/